La panchina di Mariella Forever

FILASTROCCHE

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar


    Group
    Administrator
    Posts
    304,924
    Location
    Emilia Romagna

    Status
    Anonymous
    A letto bambini



    A letto? In quale letto?
    Nel letto incantato
    io sono stregato.
    Nel letto di pane
    io mangio banane.
    Nel letto di fiori
    io vedo i colori.
    Nel letto di mare
    io amo giocare.
    Nel letto di luna
    io dono fortuna.
    Nel letto di neve
    mi addormento lieve.

    Alla mamma



    Mamma, sei una persona speciale.
    Severa, ma affettuosa,
    pronta a perdonare e lodare.
    IL tuo cuore è grande
    grande come il mare;
    come il cielo sereno
    è il tuo sorriso;
    il tuo cuore è un porto sicuro
    contro i mali della vita.
     
    .
  2.  
    .
    Avatar


    Group
    Administrator
    Posts
    304,924
    Location
    Emilia Romagna

    Status
    Anonymous
    Al mio papà
    Che gioia guardare i cartoni
    E poi fare le case con le costruzioni
    Che allegria pasticciare con gli acquarelli
    E mettere insieme i disegni con i pennarelli
    E, la sera, il momento più bello sarà
    Quando tu torni a casa: papà!


    Auguri papà
    Questa mattina ho chiesto al mio cuore,
    Inventami qualche frase d’amore,
    Suggeriscimi tu qualche dolce argomento
    Per far bella figura quando al papà mi presento.
    E il cuore mi ha risposto:“digli soltanto
    Papà, ti voglio bene, ma tanto, tanto, tanto! ”

    (da internet)
     
    .
  3.  
    .
    Avatar


    Group
    Administrator
    Posts
    304,924
    Location
    Emilia Romagna

    Status
    Anonymous
    FILASTROCCA

    Guarda la luna, guarda le stelle
    vedi Caino che fa le frittelle.
    San Francesco era un frate
    che cuoceva le frittate;
    me ne dette un pocolino:
    mangia, mangia mio bambino.
    Biribissi a corpo vuoto
    eran sette a bere un ovo
    e la mamma era sull'uscio
    le toccò leccare il guscio.


    CECCO VELLUTO

    Cecco velluto suonami l'imbuto
    suonamelo bene c'è un angiolin che viene
    viene da Roma e porta una corona
    d'oro e d'argento che costa cinquecento
    centocinquanta la gallina canta
    canta il gallo risponde la gallina
    Madonna Menechina si affaccia alla finestra
    con la ghirlanda in testa.
    Passan tre fanti con tre cavalli bianchi:
    bianca la sella, bianca la donzella,
    bianco il parasole, Gesù ci manda il sole;
    ce lo mandi bello bello fino al fondo dell'inverno.

    CECCO RIVOLTA

    C'era una volta
    Cecco rivolta
    che rivoltava i maccheroni
    se la fece nei calzoni
    la su' mamma lo picchiò
    poro Cecco s'ammalò
    s'ammalò di malattia
    poro Cecco lo portaron via
    lo portaron all'ospedale
    poro Cecco ci sta male
    lo portarono al camposanto
    poro Cecco ci sta tanto
    lo portarono in paradiso
    viva Cecco che mangia il riso
    .

    http://www.nenanet.it/
     
    .
  4.  
    .
    Avatar


    Group
    Administrator
    Posts
    304,924
    Location
    Emilia Romagna

    Status
    Anonymous
    topolini e la scatola di lattaI

    Quattro topolini curiosi si avventurarono un giorno fuori dalle loro tane dove erano sempre vissuti e cominciarono ad esplorare il mondo. Si intrufolarono in vecchio scantinato alla ricerca di qualcosa di interessante, e qui trovarono una scatola di latta dipinta. I quattro topolini cominciarono la loro esplorazione dalla scatola, e a furia di girarci intorno decisero di entrarci dentro. I topini si erano infilati tutti dentro la scatola con enorme facilità, ma quando provarono ad uscire si accorsero che le pareti erano troppo lisce e non riuscivano a venir fori. Si trovarono imprigionati. Sulle prime la nuova sensazione li rese allegri e gioiosi, perché la scatola era una novità per i tre topolini. Poi cominciarono a preoccuparsi. Dovevano assolutamente uscire di là al più presto! Provarono e riprovarono, ma le pareti della scatola erano troppo lisce e scivolose. Il primo topolino era un fatalista, provò un paio di volte ad arrampicarsi, ma poi rassegnato esclamò che secondo lui non sarebbero più usciti da lì. Il topino pessimista si mise a dormire aspettando che gli altri due trovassero una soluzione. Il secondo topino era un intellettuale, con una grande preparazione sulla geometria che aveva imparato rosicchiando le pagine di un libro. Eseguì rapidamente tutti i calcoli che riguardavano l’altezza della scatola, la spinta occorrente, la forza di gravità terrestre, l’accelerazione, ma ben presto perse il conto, e confuso si mise in un angolino a ripetere i suoi calcoli parabolici. Il terzo topino era un atleta, e non potendo arrampicarsi su quella superficie così liscia provò a spiccare un salto in groppa agli altri suoi compagni. Trovò la spinta giusta e spiccò il salto con gran vigore. Con estrema agilità si ritrovò fuori dalla scatola, ma non sapeva come liberare gli altri topini. Il quarto topino era un furbacchione, e non smise un attimo di pensare e darsi da fare con tutte le sue forze. Così suggerì al topino che era fuori di trovare una corda. Nello scantinato c’erano tante cianfrusaglie, e tra queste c’era un pezzo di spago che faceva proprio al caso loro. In un attimo il topino atletico lanciò la cordicella nella scatola e tirò fuori il primo, il secondo ed il terzo topolino. La lezione era servita a dimostrare ai quattro piccoli amici che l’unione fa la forza, e che disperarsi non serve a nulla.

    Rossana Costantino
     
    .
  5. EternBoyX
     
    .

    User deleted



    LE AVVENTURE DEL SIGNOR
    “GIOVANNINO COLORDIROSA”

    In un mondo, solo apparentemente irreale, un bimbo dei nostri giorni caratterizzati dalla tecnologia esasperata, vive e fa rivivere i meravigliosi meandri della creativa fantasia dell’infanzia.

    A cura di
    GIOGIO ALEARDO ZENTILOMO

    Giovannino Colordirosa, simpatico vermiciattolo rosa, con i suoi occhietti vispi, stava attento a tutto quanto gli accadeva intorno.
    Non si lasciava sfuggire le occasioni più ghiotte per conoscere i frutti della terra e infilarsi di qui e di là, appagando la sua istintiva curiosità di trovare sempre qualcosa di buono senza fare tanta fatica.
    Approfittando dell’ospitalità di una Banana a forma di barchetta, naviga sul banco del fruttivendolo del mercato del sabato, scegliendo la Mela del Trentino più bella e matura, per trascorrere il week-end sbocconcellando indisturbato la saporosa polpa.
    Il lunedì, per ritremparsi della fatica, si tuffa in un grosso chicco di un grappolo d’Uva di Puglia dove, nella dolce piscina insieme agli amici vermiciattoli, si impegna nelle gare di nuoto.
    Per dissetarsi si introduce in una profumata Arancia Tarocco di Sicilia spremendo le sostanziose vescicole ricche di vitamina c.
    Trovandosi alle falde dell’Etna, il più alto vulcano d’ Europa, il martedì si incontra con una distratta colonia di fameliche Formiche Alpiniste che attrezzate di corde e piccozze raggiungono la cima imbiancata di neve per poi discendere velocemente inforcando mini-sci.
    Evitate le insidie delle colate laviche incandescenti scivola in una carnosa Pesca per fare il pieno di energie e rafforzare il colore delle sue sembianze grazie alla polpa rosata del vellutato frutto.
    Mercoledì raggiunto il mare, dentro un guscio di Noce della Sila in Calabria, si imbatte in un gruppo di Formiche Subacquee che stanno esplorando i fondali dove hanno rinvenuto le statue dei Bronzi di Riace, divertendosi a vedere i tanti pesciolini variopinti e le artistiche evoluzioni degli amici Delfini a cui fare il solletico sotto le pinne.
    Disteso sulla spiaggia per un meritato relax, non si accorge del sopraggiungere di una squadriglia di Formiche Volanti che il giovedì non gli danno il tempo di chiudersi in un bozzolo e trasformarsi in farfalla.
    Abbandonato su uno scoglio sperduto, il venerdì, riesce a stento ad imbarcarsi su una grossa Noce di Cocco che passava di là con la corrente del fiume Nilo, trasportandolo su coste remote e sconosciute.
    E’ sabato ed al risveglio è accolto da tanti bruchini suoi simili, ma tutti neri.
    Un po’ impaurito cerca di mimetizzarsi nascondendosi in un ramo di Datteri che gli trasmettono il colorito dalle bronzee tonalità.
    Poi, per togliersi definitivamente ogni cruccio, riesce ad infilarsi in una Oliva Nera come la pece per rilassarsi.
    Finita la polpa, si affaccia all’aperto proprio all’arrivo di una Mosca Olearia che stringendolo fra le zampette, lo riaccompagna da dove era partito posandolo la domenica, sopra un bel Caco milanese che matura d’inverno e che lo accoglie generosamente senza far troppe domande.
    Giovannino Colordirosa scambiato per uno dei tanti “Vu Cumprà”, si addormenta al calduccio accoccolandosi in attesa di recuperare il tenero colorito originale e ricominciare a viaggiare dalla prossima primavera per conoscere l’affascinante Mondo che lo circonda.


     
    .
  6.  
    .
    Avatar


    Group
    Administrator
    Posts
    304,924
    Location
    Emilia Romagna

    Status
    Anonymous
    A te mamma


    E' la festa della mamma
    e' la festa dell'amore,
    il tuo cuore e' come un fiore
    che mai appassira'!

    Vorrei donarti il mondo,
    il mondo e' troppo grande,
    e non lo so portare.

    Lo sai che cosa faccio?
    ti regalo un bel bacetto,
    un bacio forte forte
    e poi ti strigo a me.



    Alfabeto degli animali


    A è l'ape che ronza sul fiore
    B è la balena, blu di colore,
    C è la capra che bruca l'erbetta,
    D è la donnola che la preda aspetta.
    E è l'elefante con il suo nasone,
    F è la foca che sta sul pallone.
    G è la gatta che le fusa ti fa,
    H senza animali sola se ne sta,
    ma guarda e sorride a chi invece ne ha.
    I è l'ippopotamo che il bagno si fa,
    L è la lepre che salta qua e là.
    M è la mosca dai piedi pelosi,
    N è il narvalo tra i grossi marosi.
    O è l'oca che passeggia in giardino,
    P è il passerotto dal canto argentino.
    Q è la quaglia con la sua covata,
    R è la rana dall'acqua bagnata.
    S è il salmone che va contro corrente,
    T è la trota dentro il torrente.
    U è l'usignolo che si liscia le piume,
    V è la volpe che pesca pesci nel fiume.
    Z è la zebra che ti viene a dire:
    "Questa filastrocca ora deve finire!!".


     
    .
  7.  
    .
    Avatar


    Group
    Administrator
    Posts
    304,924
    Location
    Emilia Romagna

    Status
    Anonymous
    Storia e origini delle Filastrocche, conte, ninna nanne...

    C'era una volta un re seduto sul sofà che disse alla sua serva raccontami una storia e la storia incominciò…"
    La storia che stiamo per raccontarvi riguarda la nascita della filastrocca, della conta, della ninna nanna; dei suoi albori e di come tanto tempo fa i fanciulli si divertissero a giocare con gli scioglilingua e gli indovinelli.

    Le origini della Filastrocca
    La parola filastrocca, che deriva dal termine popolare toscano filastroccola.
    Si comprendono sotto questo nome canzonette e formule cadenzate (dialogate, interrogative, narrative, ecc.) recitate dai fanciulli o dagli adulti per divertire i bambini.
    Sono ordinariamente un'accozzaglia di sillabe, di parole, di frasi, che talvolta riproducono indefinitamente lo stesso motivo.
    Ricorrono, di solito, nei giochi rappresentativi delle dita, delle mani o dei piedi, oppure accompagnano il gioco del sorteggio in cui uno dei fanciulli canticchia la formula toccando a ogni sillaba o cadenza una parte del corpo o del viso dei compagni, i quali escono dal cerchio o si ritirano per subire la penitenza.
    Prevalgono nelle filastrocche i metri brevi, su ritmo celere conforme all'allegria predominante nei giochi infantili.

    Le origini della Ninna nanna
    Con questo nome s'indica quel genere di cantilene che servono a far addormentare i bambini e di cui si hanno esempi presso tutti i popoli della terra, civili ed incivili.
    Si tratta di un componimento breve, di vario metro, per lo più concettualmente assai povero e privo di nessi logici; il ritmo è monotono e cadenzato, quasi ad accompagnare il moto della culla.
    In musica è un breve componimento melodico, il cui movimento è moderato (Andante - Andantino), il ritmo pari, la musica generalmente in 2/4, talvolta anche 6/8; esempi assai noti sono le composizioni di W. A. Mozart, F. Chopin e J. Brahms.
    Per quanto di uso universale, la ninna nanna differisce da popolo a popolo e da grado a grado di cultura. Presso i primitivi consiste nella ripetizione di poche frasi e si confonde con i canti o carmi che si recitano per alleviare i dolori del bambino e per allontanare i demoni dalla culla; presso i popoli civili prende talvolta vita e sostanza di poesia.
    Le immagini tenere e affettuose tendono a suscitare visioni di paesi beati, di giardini pieni d'incanto, di tesori, di felicità, di fate e angeli recanti il dolcissimo sonno, che spesso è il Bambino Gesù, più spesso, poi un re o un imperatore a cavallo d'un bianco destriero, con briglia e sella d'oro o d'argento.
    Una singolare forma di ninna nanna è quella di carattere furbesco, con cui, mentre si addormenta il bambino, si danno degli avvertimenti.

    Le origini dello Scioglilingua
    Con il termine scioglilingua s'indicano giochi di parole, combinati, spesso ricorrendo a iati e allitterazioni e comunque difficili da pronunciare, talvolta anche privi di senso e che debbono essere recitati rapidamente.
    Duplice il loro scopo, servendo alcuni da esercizi glottici per vincere difficoltà di pronuncia e disimpacciare la lingua; altri per imbarazzare, trarre in fallo e far esprimere spropositi ridicoli, nel recitarne il testo.
    Nel primo caso prendono il nome di scioglilingua o sveglialingua; nel secondo di farfalloni o bisticci.

    Le origini della Conta
    Nel gioco, o anche il altre occasioni in cui si debba estrarre a sorte fra i componenti di un gruppo, "fare al tocco" o "a chi tocca", significa designare quello tra i presenti che dovrà fare una determinata cosa, affidando la scelta alla sorte;
    l'origine del gioco è toscana e di solito si procede così: ciascuno dei presenti, disposti in cerchio, allunga la mano aprendo quante dita vuole; uno fa la somma di tutte le dita presentate e poi conta fra i partecipanti fino ad arrivare a quel numero ; colui che viene toccato per ultimo è il designato.
    Fuori dall'uso toscano si dice anche "fare il conto", "fare a la conta" o "alla conta".

    Le origini dell'Indovinello
    Si chiama più comunemente con questo nome l'enigma popolare, breve, riferentesi a cose comunissime.
    L'indovinello popolare ha generalmente struttura metrica e comincia con una formula che varia da luogo a luogo ( "Indovina, indovinaglia" in Sicilia; "Cosa, cosella" in Lucania; "Devine, devinaille" in Bretagna; "Adivina, adivinanza" in Andalusia; ecc.).
    A seconda del tipo si chiama: dubbio, quando contiene molteplici proposte e risposte; acchiapparello, quando serve ad "acchiappare" (burlare) con una seconda proposta a chi ha fatto la prima; passerotto, quando fa pensare l'interrogato a tante cose diverse, mentre la risposta è semplice e naturale.
    Comunemente è descrittivo, ma può essere anche narrativo (indovinello-storia), e nell'una e nell'altra forma può trovarsi intercalato in un racconto, in una facezia, in una fiaba, se pure il racconto non abbia come motivo centrale l'indovinello stesso e la sua soluzione.
    L'uso di questo componimento è universale, presso i popoli antichi e gli odierni, ma non sempre ha carattere di divertimento.
    Da alcune tradizioni popolari si rileva che agl'indovinelli venne talvolta attribuito un carattere ordalico, onde la soluzione faceva guadagnare la vita al condannato a morte, ottenere una sposa d'alto lignaggio a un uomo povero o di modesti natali e così via.
    L'origine dell'indovinello è oscura; la si può far risalire al periodo mitico dell'umanità, quando alcune espressioni relative a fatti e fenomeni naturali avrebbero acquistato significato simbolico col passare di bocca in bocca e di generazione in generazione.


    fonte-filastrocche.it/
     
    .
  8.  
    .
    Avatar


    Group
    Administrator
    Posts
    304,924
    Location
    Emilia Romagna

    Status
    Anonymous
    Da un brutto voto, grandi voli

    (Dalle Favole di Sandra e Michele)

    Alla scuola non ero particolarmente interessato, preferivo stare all’aria aperta a contatto con la natura, ma in fondo me la cavavo in quasi tutte le materie, la geografia però, proprio non la sopportavo. Non era poi così male la Storia, anche le Scienze non erano per me poi così terribili, ma per me tutti i monti erano uguali, così come i fiumi, i laghi, i mari…, non ricordavo proprio i nomi. Un disastro, studiavo e dimenticavo, sempre. Era l’unica materia in cui l’insofferenza per la scuola si manifestava con degli insuccessi, e per questo il mio papà, brontolava e diceva sempre che non studiavo abbastanza. Lui mi diceva tutte le volte: - Jacopo… se non sai dove ti trovi, non saprai mai vedere -. Non ho mai capito cosa volesse dire, ma a lui piaceva tanto dire queste frasi da “saggio”!

    Abitavamo in un delizioso paesino soprannominato l’oasi, perché era pieno di giardini, alcuni bellissimi e grandi, ville, villette e tanto ma proprio tanto verde, tutto questo alle porte di una grande città.

    Il mio papà, al tempo, era molto richiesto, aveva prezzi onesti e soprattutto era bravo e preciso nel suo lavoro. Anche la nostra casa aveva un giardino, piccolo, ma con tanti fiori: nell’estate camelie e gardenie e nell’inverno ciotole di pansé, un paio di ulivi e un boschetto di betulle e in un angolo le piante aromatiche creavano una penisola profumata. L’erba poi, era sempre tagliata perfettamente come l’alloro che faceva da barriera tra una casa e l’altra.

    Molte volte mio padre tornava stanco dal lavoro, e non si arrabbiava mai, se non fosse stato per quella geografia.

    La mia mamma faceva la sarta, e in casa mia era tutto un andare e venire di Signore per le prove dei vestiti, per fortuna in casa con noi abitava anche la nonna materna, cuoca abilissima, preparava sempre dei cibi gustosissimi, ed io, che ero figlio unico, portavo sempre a pranzo qualche compagno per poi fare i compiti. Andrea era di casa praticamente, studente modello, bravissimo in tutte le materie e studiosissimo.

    Con Andrea adoravo andare a giro per i campi del mio verde paese. Il giardino dei “Ponti” era immenso, curato con aiuole e fiori, qualche magnolia e tigli ovunque. Il povero Andrea a primavera starnutiva continuamente perché aveva l’allergia ed io gli dicevo: ma questo raffreddore non ti passa mai! E Lui: sapessi quant’é noioso, da non augurare al peggior nemico.

    Vivevo un’avventura dopo l’altra e spesso ci incontravamo in un angolo vicino alla fontana della piazza a fantasticare sulle nostre gesta. Si poteva quasi dire che se non fosse mai esistita la geografia, la mia vita sarebbe stata perfetta, eppure amavo andare per i fiumi, mio padre poi mi aveva anche insegnato a sciare e qualche volta, nell’inverno, andavo pure sulle montagne vicine con i tutti i miei amici.

    In paese c’era una Villa, molto grande, si chiamava Villa Maddalena, ci abitavano i famigerati Barbabui gente insolita ma curiosa che partiva la mattina e tornava la sera, erano sempre in viaggio ma non si capiva mai a far cosa. Non sapevano nulla di terra, di fiori e di alberi ed avevano lasciato andare allo stato brado quel giardino grande e pieno di erbaccia ormai secco e semi morto.

    Avevano chiamato mio padre e gli avevano dato le chiavi del cancello per entrare e lavorare nel giardino dicendogli solo di farlo tornare a vivere. Perfino fuori dalla villa, lungo le mura, c’erano rovi ovunque e tantissima edera che quasi rendeva impossibile la vista della stessa pietra.

    Mio padre mi portò con Lui quel giorno, per punizione, ed io l’aiutai con tutte quelle foglie, non ricordo neppure quanti sacchetti caricai sul nostro camioncino, sotto il sole di maggio, però non mi sfuggì la vista di quel portoncino senza chiave e senza serratura ormai, solo tanta ruggine, rovi di more e muschio appiccicato. Senza che mio padre vedesse, cercai di aprirla con forza, niente da fare, sembrava gemellata alla terra, ma con pazienza, scavando un po’ forse si sarebbe aperta, la medesima dava sulla strada principale, e in qualche modo, avrei dovuto vederla per forza.

    Quando a sera, chiudemmo il cancello, con una scusa, prima di montare sul camioncino, provai ad andare sulla strada alla stessa altezza del portoncino; non si vedeva niente, il muro era pieno di edera e foglie di gelsomino selvatico, ma io ormai avevo memorizzato il punto, ci sarei tornato con Andrea.

    Quando gli raccontai che forse attraverso un piccolo portoncino pieno d’erba, saremmo potuti entrare all’interno della villa, Lui mi disse che dovevo essere matto…, ma in seguito lo convinsi e una sera, dopo il lavoro pomeridiano con mio padre, ci andammo….

    Non fu poi tanto difficile entrare, spingemmo, spingemmo, e riuscimmo a spostare la piccola porta e ad entrare. Avevamo un po’ di paura, ma sapevamo per certo che dentro non ci fosse nessuno, ma, ahimè… al primo rumore scappammo via.

    Mio padre aveva iniziato a sistemare le cose e decidemmo che il giorno dopo saremmo tornati e Andrea, il solito secchione, disse che potevamo fare lezione di geografia all’aria aperta e forse fra il profumo dell’erba a contatto della natura, qualcosa in testa mi sarebbe rimasta.

    Andrea disse che avrebbe portato con sé anche il mappamondo, così forse vedendo i posti, i nomi mi sarebbero rimasti impressi. Chiaramente non avevo nessuna voglia, mi sarebbe piaciuto correre e girare il giardino in lungo e in largo, ma la fine della scuola era vicina e quel quattro in geografia era veramente un “macigno”.

    La prima volta che entrammo insieme, Andrea ed io, spingendo con forza quella porta piccola, logorata dal tempo, circondata da tutto il verde che può nascere spontaneo, bagnato dalla pioggia, bruciato dal sole, non facemmo caso neanche alla fatica della spinta, solo che appena entrati, Andrea stremato, lasciò cadere il mappamondo in terra, c’era pure una pozza perché due ore prima una pioggerella fitta e decisa era scesa per circa mezz’ora. Subito Lui lo raccolse e lo pulì con la sua maglia imbrattandola tutta, io sorrisi perché pensai che sua madre, una volta tanto, lo avrebbe sgridato. Lui, così bravo, e perfetto. Eh, un po’ d’invidia, lo ammetto, c’era.

    Ci sedemmo e lì capimmo che una magia era in atto. Guardai stupito il mappamondo e lì dove era ancora un po’ sporco c’erano proprio le Ande. Il giardino non era più il giardino che curava mio padre, no, ai nostri occhi si presentò proprio quella enorme catena montuosa ma non solo, quel giorno andammo ovunque.

    Eravamo, o almeno così ci sembrava, piccolissimi, come farfalle e ci sembrava pure di volare, comunque sicuramente leggerissimi.

    Il tempo però non si era fermato. Guardammo l’orologio, ed era tremendamente tardi! Pensammo ai nostri genitori, infuriati, e non sapevamo come giustificarci. La verità non era credibile.

    Con la cenere in capo, si fa per dire, ci avviammo verso casa, lungo la strada trovammo i nostri genitori che non ci risparmiarono una lunga ramanzina, il giorno dopo, per recuperare, mi feci interrogare. Seppi dire tutto sulle Ande, ne feci una descrizione talmente dettagliata che beh, l’insegnante mi disse: -ti dirò…, Jacopo, sembra quasi che tu ci sia stato!-.

    Per la prima volta presi otto e mi salvai dal quattro. Tornammo in seguito nel giardino, sempre col mappamondo, organizzati con una sveglia che suonasse l’ora del rientro. Vedemmo fiumi, Mari, nell’Oceano Indiano, caldissimo facemmo pure il bagno e ci asciugammo sulla spiaggia fine, bianca, caldissima e piena di coralli, che però non portammo mai via.


    Adesso Andrea ed io siamo nonni. I nostri nipoti sono ancora piccoli per entrare in quella porta che nessuno, all’infuori di noi conosce. Neppure ai nostri figli abbiamo rivelato la magia. Ci eravamo promessi che l’avremmo raccontata ai nostri nipoti e speriamo di vivere abbastanza per vederli crescere e alla nostra età, di allora, li porteremo a conoscere questa magia.

    A proposito, oltre ad essere padre, marito e nonno, nella vita ho fatto l’insegnante…, di scienze e geografia!
     
    .
  9.  
    .
    Avatar


    Group
    Administrator
    Posts
    304,924
    Location
    Emilia Romagna

    Status
    Anonymous
    FILASTROCCHE DI NATALE

    Brilla in cielo una stella
    Brilla in cielo una stella
    Con la coda lunga e bella.
    Si ode dentro la capanna,
    una dolce ninna-nanna.
    C'è un bambino biondo, biondo
    Col visetto tondo, tondo,
    che riceve doni e fiori
    dagli umili pastori.



    Per tutti i bambini:
    italiani, francesi o abissini
    e noi che siamo così piccini,
    non chiederemo dei regalini,
    ma solo la pace per tutti i bambini.

    Babbo Natale viene di notte,
    viene in silenzio a mezzanotte.
    Dormono tutti i bimbi buoni
    e nei lettini sognano i doni.
    Babbo Natale vien fra la neve,
    porta i suoi doni là dove deve.
    Non sbaglia certo: conosce i nomi
    di tutti quanti i bimbi buoni.

     
    .
  10.  
    .
    Avatar


    Group
    Administrator
    Posts
    304,924
    Location
    Emilia Romagna

    Status
    Anonymous
    À bord de mon rêve





    Refrain :
    À bord de mon rêve
    Quand se taisent les bruits
    La lune se lève dans la nuit
    Je pars en voyage
    Là je vole bientôt
    Vers les grands nuages
    Là-haut, Là-haut
    - Errant dans le ciel j'ai arraché
    A l'un des nuages un lambeau léger
    Et je l'ai trouvé si fin si doux
    Que je l'ai noué autour de mon cou
    Mon écharpe de nuage
    Volait dans le vent
    Tout autour de mon visage
    En bruissant doucement
    Refrain
    Et puis une étoile j'ai cueilli
    Claire fleur de nuit fragile et jolie
    Et dessus l'écharpe, j'ai piqué
    Tout étincelant ce bijou doré
    Mon écharpe de nuage
    Volait dans le vent
    Tout autour de mon visage
    En bruissant doucement
    Refrain
    Et puis le soleil s'est éveillé
    Je suis revenu tout émerveillé
    Mon écharpe au cou suis descendu
    J'ai tout raconté mais nul ne m'a cru
    Mon écharpe de nuage
    L'ai caché au fond
    Cela m'a paru plus sage
    Au fond de ma chanson
    Refrain

     
    .
  11.  
    .
    Avatar


    Group
    Administrator
    Posts
    304,924
    Location
    Emilia Romagna

    Status
    Anonymous
    Girotondo delle mascherine

    Girotondo, girotondo,
    noi giriamo tutto il mondo.
    C'è Gianduia e Meneghino,
    Pulcinella e Arlecchino.
    C'è Brighella e Pantalone,
    Meo Patacca e Balanzone,
    Beppe Nappa siciliano,
    Stenterello che è toscano...
    Girotondo, girotondo,
    noi viaggiam per tutto il mondo,
    e con noi portiam la gioia
    che è nemica della noia.


    Filastrocca della tarantella di Carnevale

    C'era una volta il signor Arlecchino
    che a tutti quanti faceva l'inchino
    e se nessuno gli offriva il caffé
    lui si girava e faceva pee pee.
    E Pulcinella, che è un gran imbroglione,
    si divertiva a fare il burlone;
    scherzava sempre e faceva arrabbiare
    chi non voleva per niente giocare.
    Ecco con noi il signor Balanzone
    che da tutti quanti pretende attenzione,
    e se nessuno vuole ascoltare
    resti con noi e si metta a cantare.
    Ma la più bella e anche carina
    fra tutti quanti è Colombina,
    si veste bene ed elegante,
    usa un profumo troppo piccante.
    Ma che cos'è, cosa non è,
    è Carnevale
    trallallero trallallà

     
    .
  12. sorriso@
     
    .

    User deleted


    A casa c'è sempre una mamma


    A casa c'è sempre una mamma,
    che sorride al suo grande tesoro,
    e cantando la sua ninna nanna,
    se lo stringe forte al cuor.

    Amor, mio tesor, dormi e sogna
    nel tuo candido lettin,
    papà veglierà sulla vetta
    col pensiero a te vicin.

    Dal ciel, col suo vel,
    scende l'angelo divino
    e ti dirà che il babbo
    vittorioso tornerà
    e allor mio tesor,
    nei tuoi sogni tanta pace regnerà.



    fonte-filastrocche it
     
    .
  13.  
    .
    Avatar


    Group
    Administrator
    Posts
    304,924
    Location
    Emilia Romagna

    Status
    Anonymous
    Il giorno quando sono nato
    io mi sono ricordato
    che non dovevo più dormire
    perché era giunta l'ora di partire.

    Ma come in un sogno strano
    tento e tento sempre invano
    alla mia mamma di legarmi
    alle sue mani di aggrapparmi.

    Ad un certo punto la vedo poi partire
    rimango solo, mi metto a vagire
    in quel momento mi sono risvegliato
    sento che da lei invece ero abbracciato.
     
    .
  14.  
    .
    Avatar


    Group
    Administrator
    Posts
    304,924
    Location
    Emilia Romagna

    Status
    Anonymous
    STORIA DEL BICCHIERE
    Nonostante conoscessero il vetro, gli egizi non pensarono mai di utilizzare questo materiale per fabbricare recipienti piuttosto grandi. Per ciotole, coppe, piatti e bicchieri destinati alla gente comune utilizzarono sempre la creta, mentre sulla tavola del faraone c'erano recipienti d'oro e d'argento. A Roma, invece, il vetro era apprezzato, i patrizi bevevano in coppe di vetro opalino. Il vetro, però é un materiale fragile e a quel tempo il prezzo di una coppa era molto elevato; perciò il bicchiere fu spesso sostituito dalla coppa o dal calice di metallo, dalla ciotola di legno o dalla valva di una grossa conchiglia, alla quale era stato aggiunto uno stelo.

    I popoli che invasero l' Italia provenienti dal Nord, provocando la caduta dell'impero romano, usavano coppe ricavate da corni di animali, oppure bevevano direttamente da otri di pelle d'animale, come fanno ancora oggi alcune popolazioni berbere dell'Africa settentrionale. I re non disdegnavano di bere da coppe rivestite d'oro, impreziosite da pietre incastonate con grande maestria dagli orafi del tempo. Solamente dopo l'anno 1000 si diffuse in tutta Europa l'abitudine di bere in bicchieri di vetro, che la fantasia e l'abilità di esperti vetrai sapeva trasformare in piccoli capolavori. Per citare un esempio, Lorenzo de' Medici, il signore di Firenze, possedeva una collezione di bicchieri realizzati in ametista e diaspro, impreziositi da una montatura d'oro, che oggi possiamo ammirare al museo degli argenti a Palazzo Pitti di Firenze.
     
    .
  15.  
    .
    Avatar


    Group
    Administrator
    Posts
    304,924
    Location
    Emilia Romagna

    Status
    Anonymous
    A b c



    A b c,
    die Katze lief im Schnee.
    Als sie wieder raus kam,
    hat sie weiße Stiefel an.
    Da ging der Schnee hinweg,
    da lief die Katz im Dreck.


    filastrocca tedesca
     
    .
148 replies since 10/5/2008, 14:35   2993 views
  Share  
.